03/08/12

Tarek

http://​www.flickr.com/​photos/_thehyla_
Foto di I. Franzese
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 La donna serpente rientrò dalla scena. Strisce blu sulla pelle. Nulla. In realtà non faceva nulla. Se non esporre sé stessa, sdraiata su un divano di velluto nero. Nuda agli occhi di tutti. L’annuncio… e nella sala un vociare acceso si diffondeva a macchia d’olio. Poi il sipario rosso si alzava e i grassi signori in doppio petto e cilindro andavano in visibilio. Eccitati agitavano i sigari esclamando a gran voce apprezzamenti, insulti, stupore. Cenere e fumo salivano sparsi nell’aria. La donna serpente rimaneva immobile in silenzio sorridendo appena. Le linee blu sul suo corpo. Quegli occhi gialli che sprofondavano in nero. Li guardava provocante, esposta ai loro sguardi, alle loro voglie più morbose e nascoste. Quei ricchi ciccioni andavano su di giri e si trasformavano in animali senza ritegno. Poi partiva l’asta. Il presentatore, Frank il rosso ghignava. Danzava sul palco, parlava con voce suadente e provocatoria. Li stuzzicava, li sfidava, li scherniva infido e servile. La vendeva per una notte. Nobili e ricchi signori di questa bellissima città! Questa notte sarà una notte unica per qualcuno di voi! ma solo per uno di voi! Il più bravo, il più forte, il più abile! Parliamoci chiaro amici miei, avete mai visto qualcosa di così tremendo e attraente? Qualcosa di così orribile e sensuale al tempo stesso? Una mostruosità provocante, irresistibile vi sta chiamando. Guardate questa creatura metà donna metà animale..o forse tutti e due insieme! Guardate quella pelle liscia e squamosa! Quelle labbra rosa, carnose e gelide! Osservate le linee blu del suo corpo invitante, i seni grossi, strani sodi..…vi state accendendo vero? Fate bene perché quest’essere è un concentrato di erotismo e carnalità! Una donna-bestia che non cerca né desidera altro che sesso tra gemiti e grugniti! Non è mai soddisfatta, vi chiederà sempre vi chiederà ancora! Lasciatevi toccare dal suo sguardo bramoso…non vi viene voglia di tirarla per quei capelli scuri e farla vostra? Non ne esiste un altro esemplare in natura e non passerà mai più per queste strade! Un errore Signori! Un errore bellissimo dell’evoluzione. Un prodotto infernale confezionato per voi da Satana in persona! Una diavoleria stupenda per il piacere di corrompere e viziare la carne dei veri uomini….Siete veri uomini voi? C’è qualche vero uomo tra il fumo dei sigari di questa sala!? Immagino di sì nobili padroni! Vedo tante facce mascoline e scolpite tra questi tavoli, tanti corpi virili e temprati! E allora signori miei chiudete quella bocca aperta per lo stupore! Smettetela di gridare fesserie e fatemi la vostra offerta! Forse preferite che l’amico accanto a voi si porti via l’occasione della vostra vita? Non sarà per caso più ricco di voi? Signori e signori affrettatevi perché quando questo martelletto toccherà il tavolo avrete soltanto dieci minuti per aggiudicarvi l’emozione più forte e strana che abbiate mai provato. Vi farà gridare signori! Non lasciatevela soffiare da sotto il naso! Solo dieci minuti per comprarla! Solo dieci minuti per comprare una notte con la Donna Serpente!” Battè il martello sul tavolo...l’asta è aperta! gridò. E come sempre scoppiò il pandemonio. Bocche da cani rognosi gridavano cifre spropositate. I vecchi si insultavano tra di loro, sgomitavano per avvicinarsi e farsi sentire. Le sedie si rovesciavano. Sputi, risse, risate sguaiate. Visi lardosi si arrossavano. Corpi flaccidi sudavano e puzzavano nella foga. Sigari venivano accesi o lanciati per terra. Animali o uomini. Bestie. Porci. Ma ogni volta, alla fine, come sempre, c’era un vincitore. Sorrideva sprezzante. Tirava vigorose boccate di fumo. Riceveva pacche sulle spalle e flosce strette di mano. La guardava. Il sipario rosso si abbassò. Piano si spegnevano le luci ed in sala rimase solo il porco. Ad aspettarla.

La donna serpente rientrò dalla scena. Strisce blu sulla pelle. Si guardò nuda nello specchio della roulotte. Lo sguardo provato, triste. Non perdeva mai una scintilla di vita. Viso duro, inespressivo. Splendido e orribile. Silenzio in quel camerino improvvisato. Le mancava qualcosa ed una sensazione di rabbia e solitudine le graffiava dolorosamente il petto. Presto avrebbe dovuto cominciare. Un’altra notte di disgusto e finzione. Contrasse le dita rendendo la mano un artiglio. Sempre di più, ogni volta avrebbe voluto affondare le unghie affilate dentro le loro gole. Le sarebbe bastato un attimo. Quei grassoni avrebbero rantolato e sputato sangue sotto la durezza dei suoi occhi gialli. Ma non poteva. Tempo prima, dopo averla picchiata, uno di quei pervertiti le aveva chiesto di graffiarlo. Presa dall’odio gli aveva aperto cinque squarci nella schiena e il materasso si era inzuppato di rosso. Era rimasta a guardarlo strillare come un maiale. Ma attirati dalle grida loro erano entrati. L’avevano spaventata e aveva provato paura.  Non per la sua vita, no. Tarek, l’unica cosa che per lei contava davvero. L’avevano preso e stretto e il cuore le si era fatto piccolo piccolo. L’avevano messo sul pavimento e avevano minacciato di prendergli a calci la testa. Si era buttata per terra piangendo ed urlando ed era stata nuovamente nelle loro mani. Il vecchio, incosciente ma vivo, era stato fatto rotolare fuori dalla roulotte ed erano scappati. Verso un’altra città. Verso un altro locale. Verso un’altra notte d’inferno. Ma non sarebbe stato sempre così. Non per sempre. La porta alle sue spalle si aprì e Frank il rosso entrò con il suo solito ghigno. La guardò come sempre faceva. Affascinato e intimorito. Crudele. “Preparati!” le disse “ Sta per arrivare e sembra uno molto esigente. Ti ha pagata a peso d’oro. Accontentalo.” Un lampo minaccioso passò negli occhi da faina. “Voglio sentirlo gridare di piacere non di dolore. Non deludermi.”Sorrise. Si girò per andarsene ma la donna serpente emise un sibilo aggressivo, quasi un ringhio. Frank il rosso trasalì e si voltò sicuro,  cattivo nello sguardo. Il sogghigno si allargò ulteriormente. Finse una faccia di stupore e poi scoppiò in una rumorosa risata. Il verso di una iena. “La signora vuole vederlo vero?” Disse sostenuto. “Patetica. Sei patetica lo sai?” La donna serpente non rispose. Non parlava. Non parlava mai. Dal giorno dell’incidente alla fabbrica. Non aveva più pronunciato una parola. “E sia. Te lo faccio vedere. Come ogni notte.” Disse con finta benevolenza. Ma subito il tono si fece duro e feroce. “Lui è mio! Se io decido lui muore. Tu sei mia! La mia unica puttana. Con te le altre non servono più.  Lavora bene e sarai ripagata. Lavora male e lui soffrirà atrocemente. Non scordartelo mai! Sei mia!” La donna serpente lo fissò con odio. “Joseph!” gridò forte il rosso. La porta si spalancò e un arabo grosso quanto un toro entrò tenendo tra le braccia un fagotto di stoffa grigia. Il cuore iniziò a martellarle e il sangue si fece caldo.  Anche il blu sulla pelle parve attenuarsi un poco. Il fagotto si muoveva.
Dita. Incredibilmente piccole si spostavano lentamente. La mano fu la prima cosa che spuntò dall’involto di stracci. L’emozione di un silenzio. I polpastrelli saggiavano la consistenza dell’aria come a poterla accarezzare. Vita che imparava a vivere, a riconoscere. Poi Tarek si svegliò ed iniziò a piangere. La madre si avvicinò. Pose il calore del seno sul suo viso. Con un suono tenero cercò di tranquillizzarlo. Dal profondo della gola presto il suono si fece melodia. Dolce,lenta, lontana. Armonie che da sempre le mamme cantano ai bambini. Quando il sole scende su quel deserto che chiamiamo terra. Quando il mondo fa più paura e si ha più bisogno l’uno dell’altro. Di una voce materna. Di un contatto tiepido, amniotico. La mano accarezzò le dita. Nulla esisteva più. Madre e figlio. Tepore cutaneo e l’amore in un gesto. Il minuscolo polso nella mano. Una carezza appena accennata. Tarek non piangeva più. Occhi scuri, neri come la pece. Socchiusi, appena vivi. La vicinanza di quel ventre che l’aveva formato. Un cuoricino che batte e la placenta rilassata. Una vibrazione dolce che sale su per la spina dorsale. Fino alla base del collo. Due esseri in uno. Concepimento e attesa. Vissuti corporei simbiotici per nove lunghissimi mesi. Poi il travaglio. Come un compagno di cella con cui si condivide tutto. Poi l’evasione. Solo per uno. Distacco e deprivazione. Generato precoce, sempre troppo precoce nell’ansia del mondo. Mai pronto ad affrontarlo. Espulso dal giaciglio caldo e sicuro, tra mille contrazioni si rompe il legame più intimo della vita. Gracile, raccolto, il primo fiato è sempre un grido d’orrore. Orrore come segnale di vita. Il contatto è la prima risposta. Un odore familiare, un istinto che guida verso il battito riconosciuto, lo stesso udito nella pancia. Il contatto è la prima risposta. All’angoscia del mondo. Poi viene la voce, la fronte, le labbra. Fasciato, accudito dalla dispensatrice di vita. Il sentimento di un dito avvolto da minuscole manine. Stringere l’indice materno, la prima vera interazione esterna tra due esseri che si amano. La percezione riflessa in uno sguardo e il primo sorriso. Tarek seguiva il viso della madre. Tarek vedeva.
”Ora basta!” gridò forte Frank il rosso interrompendo con una manata il contatto tra i due. La melodia della madre s’interruppe e si affievolì persa lontana nel vento. Sentì nocche viscide tra la pelle e il figlio. Tarek iniziò a piangere. Joseph il grosso arabo si mise a ridere grugnendo. In quel momento qualche cosa cambiò. Nulla. In realtà non fece nulla. Se non sbattere le palpebre. La donna serpente strinse appena il braccio di Frank il rosso. I suoi occhi non erano mai stati così gialli. L’istinto animale dell’arabo fu l’unica cosa che provò a farlo agire. Smise di grugnire e tentò di muoversi. Ma ormai era troppo tardi. La donna serpente contrasse le dita rendendo la mano un artiglio. Le bastò un gesto. Ci fu un suono secco e poi silenzio. “ Hai proprio ragione Frank.”  Disse con un sibilo al suo sguardo di terrore.”Ora basta.”
“Signore! Signore!” Gridava l’appuntato uscendo di corsa dalla roulotte. “ oh Cristo ! “ mormorò rischiando di scivolare su una pozza rossastra. “Signore…” gridò raggiungendolo, ma prima che potesse continuare il conato di vomito che aveva trattenuto gli schizzò dalla bocca e si trovò a vomitare ai piedi del capo. Il maresciallo fumava impassibile guardando nel buio del bosco. Il fumo del sigaro si perdeva nella notte. L’appuntato si riprese gorgogliando e si alzò in piedi pieno di vergogna. “Signore..” disse cercando di ridarsi un tono. “E’ un macello!” Trattenne a stento un altro conato. “Qui è un macello!” Continuò pulendosi la bocca con un fazzoletto.” Carne ovunque! Non riusciamo a capire quanti siano i corpi.. c’è quell’arabo, quel toro con la gola tranciata di netto. Per lui dev’essere stata veloce ma per gli altri…” Il maresciallo buttò fuori una boccata di fumo. “Due.” disse sempre guardando nel buio. “E poi signore sembra che non sia stata usata nessuna arma da taglio…solo unghie e dita  ma non può essere…” esitò un attimo. “come dice?” Il maresciallo tirò forte dal sigaro. Aspirò profondamente ed espirò alzando la testa alle stelle. Poi tornò a guardare l’oscurità. “Due. I corpi sono due. “ disse senza emozioni. “Fate ripulire il posto. Provate a vedere se quel vecchio ciccione riesce a dire qualcosa di sensato e poi andiamocene via.” Due agenti trascinavano un vecchio verso una gazzella. Il frac impiastrato di rosso e fango girdava sconclusionato. “Serpente! Striscia! Bambino!”  e scuoteva nevroticamente la testa mormorando “Aiuto! Aiuto! No! Aiuto! “Gli occhi vitrei fissi davanti “No!” gridò forte mente lo facevano sedere nella macchina ”No!”  L’appuntato guardava parlando la scena “Signore..pare che il vecchio abbia solo sentito le grida dalla roulotte. Non ha visto niente. L’abbiamo trovato tremante nascosto in un cespuglio. Ma signore i corpi non possono essere solo due….” Per la prima volta il maresciallo distolse lo sguardo per puntarlo sul suo sottoposto Un attimo di silenzio. Nella mente le immagini di un teatro fumoso, vecchi sgomitanti, bicchieri di whiskey ed una donna bellissima sdraiata sul palco. Blu. Gli occhi gialli. Quanto faceva paura. Non si era azzardato a fare mezza offerta. Lui beveva e guardava. Qualcuno disse che quel mostro  aveva un figlio. ”Due”. Ripetè.” Joseph il toro, guardia del corpo e assassino da osteria e Frank il rosso. Truffatore e magnaccia da quattro soldi. I corpi sono due”. Girò il viso verso il bosco. Ora fai sgomberare prima che ti faccia rapporto.

“…e questa è la storia di come Tarek, liberatore dei popoli dell’Africa del Nord, colui la cui scimitarra ci ha guidato e redento… questa è la storia di come Tarek nacque. Battezzato nel sangue dei suoi nemici. Ora basta, si va a dormire.” Disse il nonno e svuotò la pipa nel fuoco del camino.”