La donna sussurò fissando il buio della finestra. Non ci fu risposta.
Quanti ricordi in quella sera, quante immagini nella mente. Fuggiva. Fuggiva in
memorie di altri luoghi,di altri tempi, di altre persone perché lì, ora
quell’afa era opprimente. Fuggiva al sudore, all’ansia, al silenzio. Fuggiva al
pensiero duro di lui. Il Silenzio. Ormai era diventato una costante tra loro.
Non era fatto di sguardi. Non era semplice assenza di suono perché a volte si
può stare insieme senza bisogno di dire nulla, soltanto percependo lo scorrere
della vita nel corpo dell’altro. No, non era quel tipo di silenzio. Era assenza
totale. Anche quando erano vicini, nella stessa stanza, nello stesso letto
addirittura. Erano distanti. Tutti e due. Da un’altra parte, lontano, con altri
visi davanti agli occhi. Anche quando parlavano in realtà era silenzio. Parole
vuote, prive di senso reale, domande lasciate a cadere senza risposta, senza
pretesa di risposta. Dialogo muto, lo chiamava. Le sarebbe piaciuto imparare la
lingua dei segni. Forse senza parole, con i gesti delle mani e le espressioni
del viso….forse così sarebbero riusciti a parlare. Di nuovo. A dirsi davvero
qualcosa. Silenzio. Quante volte avevano lasciato squillare il telefono in quel
gelo assoluto. Dieci, quindici trilli poi la linea cadeva. Lei leggeva un
libro, lui guardava la tv. I bambini studiavano in camera. Il bisogno di dire
tanto. La voglia di dire niente. A volte lo sguardo di lei cadeva sul suo collo.
L’immaginazione partiva e il desiderio che lui le parlasse finalmente, come una
volta o forse come non aveva mai fatto…quel desiderio la travolgeva. La
attanagliava, la mandava in agitazione. Dimmi
qualcosa ti prego, dimmi qualcosa. Ma lui non diceva niente. Oppure forse
percepiva e allora parlava ma il suo tono era di ghiaccio e il senso non c’era.
“Riesci a star ferma su quella cazzo di sedia? Non riesco a sentire il
tg…” “ non abbiamo ancora pagato
l’assicurazione dell’auto, vai tu o devo farlo io?” o più spesso diceva
soltanto “Domani non ci sono”. Lei allora non diceva nulla. Il suo desiderio di
lui si spezzava in un attimo. L’espressione cambiava, si faceva vuota, un’altra
volta. I suoi occhi tornavano alle pagine di Baricco. A sognare tra i libri.
Inutile insistere. Inutile chiedere dove, quando, come. Non avrebbe risposto.
Non poteva rispondere. Silenzio. Era sempre silenzio. Finché quell’atonia senza
note, quel mondo di sguardi vacui e di gesti non visti esplodeva d’improvviso.
Bicchieri contro i muri, tavole rovesciate, porte sfasciate a furia di
sbattersi. Urla, lacrime, sfinimento. Oppure a volte, d’improvviso, il sesso.
La notte, la sera, il bisogno reciproco di sfogarsi di sentirsi vivi si
tramutava in un'attrazione imprevista, animalesca. Lo sentivano in un attimo
quel calore. Dopo tanto i loro occhi si incrociavano per caso e bastava quello.
La prendeva con foga e le sue mani erano forti e dure. I vestiti cadevano, le
lingue si fondevano in un'unica bocca bagnata, pulsante. Sentiva i suoi peli,
sentiva il suo corpo e le unghie di lei lasciavano segni di passione nella
carne. I loro corpi si aggrovigliavano, rotolavano, si schiacciavano. Poi
dentro di lei. Un pugno di marmo arroventato la trafiggeva. Gridava, gridava
forte, assaporava liquidi e sudore, mordeva si lasciava totalmente andare a
quella potenza. Godeva, voleva godere, disperatamente provare sensazioni forti,
immergersi il cervello di adrenalina. Gridava fino a quando si sentiva
inondare. Bollente e denso. Tantissimo. Le piaceva sentirlo lento nella
carne,colare mischiandosi al suo piacere. Ma in quell’attimo tutto finiva. Il
corpo le si irrigidiva come legno secco. Il piacere si bloccava troncato da un
dolore improvviso. Più grande, più insopportabile. Si bloccava. Lui finiva. Lo
sentiva muoversi sopra di lei. Le si sdraiava accanto ansimando e chiudendo gli
occhi, dovunque fossero. Sul letto, sul divano, sul pavimento. Lei si alzava
subito. “Vado in bagno a sciacquarmi” diceva. Nella solitudine piastrellata di
quella stanza appoggiava la testa al lavandino e lacrime dure venivano fuori.
Non voleva davanti a lui. Chissà forse avrebbe cambiato tutto, forse lui
l’avrebbe consolata, forse avrebbe capito. Ma lei non voleva. Orgoglio da donna
del sud. Quando ritornava, lui sempre dormiva esausto. Lei nascondeva. Si
vergognava. Si chiedeva se i bambini non l’avessero sentita. Gridare e poi
piangere. Sapeva che non potevano. Si sentiva ferita. La sua sensibilità di
madre. Il suo orgoglio di donna. Bisognosa di calore, di un calore qualunque,
gli si sdraiava accanto. Si addormentava anche lei. Al suo risveglio lui non
c’era più. “Vado. Torno presto”. Non è
vero. Ogni volta che tu parti, per me è come se fossi morto.
Quei pensieri, il buio della finestra, un nodo allo stomaco. La donna
sentì che non poteva più resistere. Per un attimo ebbe la folle idea di
buttarsi giù. Ma fu solo una frazione di secondo. Non l’avrebbe mai fatto. Era
forte. Un suono morbido aprì l’afa della sera. Di nuovo. E quella dolcezza si
portò via lo sconforto tutto d’un tratto. Tutto insieme. La tromba, com’era
dolce. Suonava lenta un’aria…la conosceva… summertime.
Quanta passione in quelle note. La donna fissò la finestra più in basso di
fronte. Una luce tenue e giallastra usciva insieme alla musica dal vuoto dei
vetri aperti. Chissà chi è che suona,
si chiese. Un uomo per la sua donna. Hanno appena fatto l’amore e lei lo fissa
con occhi grandi da sotto lenzuola di seta scure. O forse un vecchio negro. La
tromba di suo padre e prima ancora di suo nonno. Ne sfiora il bocchino,
soffiando la onora. O un uomo solo. Perso in sé stesso. I capelli lunghi e
bianchi, sulle spalle. Le mani e il viso segnati dal sole di una vita di
lavoro. La tromba è stata sempre la sua unica donna. L’amante fredda di notti
solitarie con una bottiglia di grappa sul comodino. Summeeertiime and the livin' is easy…cantò lei a bassa voce accompagnando a distanza il
soffio tenero della melodia. Non ne era del tutto consapevole, ma la sua voce
era bellissima. Fish are jumpin'… and the cotton is hiiiigh…e la sua mente partì. A quando lui era sdraiato nel crepuscolo di una
stanza e lei cantava per lui. A quando si erano conosciuti e avevano fatto
l'amore per sere e sere consecutivamente. Perchè non era sempre stato così. Non
lo era sempre stato. One of these mornings....you're going
to rise up singing...Then you'll spread your wings...And you'll take to the sky