24/09/15

Frontiere


Domenica 13 Settembre 2015

Sei e venti del mattino. Campo No Border di Ventimiglia. Piove sul bagnato. Il mare diventa grigio, il cielo di piombo rilascia le prime piogge torrenziali di un autunno non ancora arrivato. Ormai in Liguria ci siamo abituati. Passato agosto ogni volta che goccia così la paura si fa sentire. Piove sulle tende appoggiate sull'asfalto. Piove tra gli scogli e sui migranti. I teli messi a protezione non bastano. Piove sul campo No Border. La bolla. Ad appena cinquanta metri dalla frontiera con la Francia. L'acqua filtra nelle tende gocciolando sui corpi, scorre fin sotto il ponte dove la maggior parte delle persone si è accampata. Impregna le coperte, i sacchi a pelo, si accumula sui teloni di protezione creando cascate improvvise, bagna i vestiti, le ossa, la pelle. Infreddolisce e se non si ha un posto dove stare al chiuso e scaldarsi questo freddo può diventare pericoloso. Siamo appena a settembre. Una pioggia così scoraggerebbe chiunque.

Sei e venti del mattino. Campo No Border di Ventimiglia. Braccia e corpi si mettono al lavoro. In un attimo il campo brulica di mani e di visi sempre meno assonnati. Si smontano alcune tende, si portano in salvo coperte e vestiti, si svuotano i teloni protettivi dalle pozze, si spazza via l'acqua mano a mano che arriva. Dita nere, gambe bianche si passano cose sorridono imprecano s'infangano assieme in una decina di lingue diverse. Fratelli. Sorelle. Compagni. Nel mentre, anche chi ha fatto il turno di guardia la notte non va a riposare. Viene preparata la colazione. Per chi lavora, per chi riposa, per chi è lì per proseguire il suo viaggio. Un viaggio giusto.


Sei e venti del mattino. Campo No Border di Ventimiglia. Le frontiere non esistono. Basta dare uno sguardo verso il mare per averne la certezza. Mentone è lì, anche attraverso la pioggia. Sembra quasi di poterla toccare allungando una mano. Invece no. C'è quel bizzarro gabbiotto in mezzo alla strada e le camionette di polizia e gendarmerie.  Appena poco dopo il cartello blu con la scritta "Francia" incorniciata dalle stellette dell'Unione Europea. E' trafficata la frontiera. Passano i francesi in Italia a comprare sigarette, passano gli Italiani in Francia a comprare benzina. Passano arroganti le auto di lusso targate Montecarlo. Non si fermano neanche davanti a un blocco pacifico di protesta, investendo un ragazzo armato di telecamera. Gira al campo con un collare medico ora, lavora, come tutti, sotto la pioggia. Passano gli europei, passano i ricchi ma se sei nero no, non puoi passare. Se il tuo viaggio è QUEL  viaggio, la frontiera si chiude. Ti rimandano indietro, sotto un ponte, sotto la pioggia, sopra gli scogli. Eppure prima o poi passano.  Tutti.

A Ventimiglia c'è soltanto uno stop. Di fratellanza, di comunità, di resistenza. A Ventimiglia c'è una lotta nata sugli scogli resistendo alla violenza della polizia. A Ventimiglia le teste sono alte e i cuori si scaldano. Ci si guarda negli occhi, si parla si ride, si decide insieme. Uomini e donne. Si balla. Stretti e vicini. Da ogni parte del mondo, da ogni parte d'Italia, da ogni parte d'Europa. Non esiste assistenzialismo. C'è mutualità. C'è lotta.

Sei e venti del mattino. Campo No Border di Ventimiglia. Ormai è chiaro, l'inverno sta arrivando. Così qui non si può stare. Ma è anche chiaro che nessuno ha intenzione di chiudere e che le persone qui continueranno ad arrivare. Sono decenni che arrivano. La decisione allora è presa in un attimo. Un calcio alle minacce mafiose per cui è nota questa zona della Liguria. Un calcio ai fogli di via che la questura distribuisce come caramelle anche a chi a Ventimiglia magari non ci abita ma ci lavora e ci vive. Un calcio all'ordinanza del sindaco, giovane rampante del PD, che vieta di distribuire cibo ai migranti a scopo di solidarietà. La serranda è già aperta. Si prende possesso dello stabile vuoto adiacente al campo. E' in stato di forte degrado. Ma di nuovo braccia e corpi si mettono al lavoro e dita nere e gambe bianche puliscono lavano trasportano. L'inverno sta arrivando. Molti di questi uomini e donne hanno sfiorato la morte , in mare per giorni, a un passo dal nulla. Non sarà questo inverno a fermarli.

Sei e venti del mattino. Campo No Border di Ventimiglia.. Se non ci sei ancora stato vienici.

Perchè qui scorre il flusso vitale del mondo.

 

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