Riprendere possesso del mio corpo di uomo. Ricostruire la
mia mente. Un passo dopo l’altro iniziando a respirare. Sono tutto quello che
avrei potuto essere e non sono. Sono nulla. Sono una serie di errori
accumulati. Insieme di insensata inazione e tempo lasciato correre sulla carne,
tra le palpebre e su per le narici del naso dentro il cervello. Aria respirata
male senza intenzione vera, aspettando qualcosa. Ora lo so. Non c’è mai un
qualcosa. Non aspettarlo. Mi diceva il
vecchio Qualcosa è solo a posteriori, quando ti guardi indietro, oltre le
spalle. Nella vita bisogna essere
addestrati. Ma il fine dell’addestramento è l’addestramento stesso, la vita.
Non c’è un momento in cui potrai smettere di farlo e sederti a guardare quello
che hai lasciato. Qualcun altro lo farà per te, dopo di te. Sorseggiava il
suo te con movimenti limpidi. Il suo sguardo dietro la tazzina di ceramica
bianca sembrava proiettare in fuori l’infinito. Il suo tono era sempre del
tutto tranquillo senza mai un’inflessione. Il suono della pioggia di un
temporale senza tuoni. Nel momento in cui
ti siedi e smetti di addestrarti inizi a morire. Perderai te stesso.
Riprendere possesso del mio corpo di uomo. In senso fisico.
Sentire le fibre muscolari farsi meno flaccide e burrose, scolpire le linee
delle braccia e del ventre, tornare a sentire possenza nei movimenti di spalle
e gambe. Uno! Due Tre! Il fiato si condensa appena fuori la bocca. Il gelo del
bosco si infrange sul calore del corpo.Flessioni. Fuma la mia pelle ed il
silenzio della montagna è totale. Neanche lo scricchiolare minimo della neve. La forza dev’essere pronta ad essere usata.
Arriverà sempre un momento in cui ne avrai bisogno, bisogno anche solo di
sentirla, e dovrai farla emergere. Il vecchio mi porgeva il sacco di iuta.
Cucito da mani callose e indurite dal tempo. Consumato dai pugni di decine di
allievi. Ma la forza non viene da sé non
è nascosta dentro, pronta ad uscire a comando. La forza va nutrita, cresciuta,
mantenuta o quando la cercherai non la troverai più, neanche sotto il massimo
dello sforzo. Mi guardava. Non c’era affetto in quello sguardo. La forza ti cambierà il respiro, ti cambierà
lo sguardo ed i movimenti. Il tuo corpo avrà rispetto di sé stesso. Questo
trasparirà negli occhi su di te, nelle voci che ti si rivolgeranno. La forza dev’essere ottenuta con lealtà,
sacrificio e costanza. Non c’era affetto in quello sguardo. C’era solo un
profondo rispetto. Un rispetto umano. Il
corpo deve costruirsi, vivere respirare.
Non deve gonfiarsi a sproposito. Il dolore della fatica va sentito e vissuto
giorno dopo giorno. Serve a formarti. A formare la tua mente. Trenta! Mi alzo.
Riprendo a correre nel bosco. Ogni venti passi un movimento accurato e un pugno
al vuoto che mi sta davanti. La luce del crepuscolo tinge la neve d’acqua di
lago alpino. I miei piedi non affondano. Questa è l’ora del giorno in cui il
gelo si indurisce crepitando.
Riprendere possesso del mio corpo di uomo. In senso mentale.
Sai cosa è bene e cosa è male. Non
guardando gli altri, guardando te stesso. Il vecchio mi aveva preso
accasciato in un angolo di strada. Il corpo corroso d’ alcool d’ogni tipo. Lo
sguardo sfuso da qualche droga neanche troppo pesante. Eppure non ero un
barbone. Una serata qualunque. Spinta come sempre un po’ più in là. Sai cosa è Sì e cosa è No. Rispettalo. Non
per un qualche tipo di principio etico, morale o religioso. Per il tuo corpo ,
per la tua mente. Non ero neanche convinto di stare male. Ogni Sì rispettato è sicurezza, è serenità
fisica ed interiore. Anzi in quel preciso momento mi stavo divertendo, o
almeno avevo appena smesso di divertirmi. Ogni
No rispettato è uno sguardo in più che puoi dare al mondo. Non è mai una
rinuncia è una conquista. Il No rispettato mantiene la forza dentro di te e da
te verso il mondo. La serata lunga e avevo esagerato. Un rigurgito mi aveva
premuto sulla bocca dello stomaco. Ero uscito ed era stato sbocco acido. Poi il
vecchio era comparso. Ogni Sì non attuato
è un senso di colpa, è l’angoscia che piano scivola tra le interiora, accellera
il respiro e il battito cardiaco e ti porta alla negazione, all’inazione,
all’alienazione. Sulle prime mi aveva stupito. Era inappuntabile, ma non
appariscente. Ero rimasto come ipnotizzato dai suoi folti baffi bianchi. Poi i nostri
occhi si erano incrociati. Non c’era odio in quello sguardo. E neanche affetto.
Ogni No violato è una macchia indelebile
sulla tua persona. Piccolo o grande sarà comunque qualcosa che ti porterai
cosciente dentro per tutta la vita. Questo fardello ti rallenterà nelle
decisioni, nei sentimenti nel tuo sguardo sul mondo. Poi lo stato di alterazione
mi aveva sopraffatto e tutto d’improvviso mi era sembrato grottesco. Sai cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ero
scoppiato in una risata alcolica e sbiascicata. Ma il vecchio non rideva. Mi
aveva invece porto la mano per aiutarmi a rialzarmi. Ero stanco e l’avevo
presa. Non sperimentare il male. Ogni
contaminazione si spande inesorabilmente dentro di te innescando reazioni
mentali a catena di autogiustificazione ed ignoramento che ti porteranno per
forza a ripeterlo, il male. Nel momento stesso in cui l’avevo sfiorata, con
un movimento veloce il vecchio mi aveva girato il dito indice spezzandomelo di
netto. Era stato così fulmineo che il dolore mi aveva inondato la bocca ancora
prima che l’idea di un grido potesse nascere. In un attimo avevo visto tutto
nero. L’ultima cosa che ricordo, l’iride nera del vecchio. Niente odio. Cera
solo rispetto in quello sguardo. Sperimenta
il bene perché questo ti costruisce ed il piacere che ne ricaverai sarà sempre
e infinitamente più grande di quello che potrai avere dal male. Per questo mi
aveva spezzato il dito. Perché entrambe potessimo sperimentare il bene.
Riprendere possesso del mio corpo in senso umano. Sapore di
sangue in bocca. Il freddo mi accarezza i polmoni. Cartavetro tra i bronchi. Non scappare, affronta le cose. Se vuoi fare
una cosa buona per te falla, indipendentemente dal mondo e dalle persone che ti
circondano. Rispettali, rispetta la vita, con tutti i suoi difetti e le sue
cattiverie ma non farti travolgere. Ho imparato ad apprezzare quel lieve
dolore che accompagna lo sforzo. Mi forma scolpendomi a colpi di cuneo. Tu non sei loro e loro non sono te. Non
seguire nessuno, non farti seguire da nessuno, ma se riesci, se vuoi,
collabora. Sapendo che ogni collaborazione è destinata a terminare. Il
vecchio mi aveva aiutato a rinascere. Per nessun motivo se non quello che era
giusto farlo. Restituire un corpo ed una mente alla vita in un mondo di corpi e
menti morti. Per lo più. Sii coerente
nelle tue convinzioni, perché la coerenza esprime forza interiore e sicurezza
del mondo. Non ammirare qualcuno, impara. Se vuoi fare una cosa falla. Un giorno il vecchio era sparito.
Senza preavviso, senza lasciare traccia o speranza di farsi vivo nuovamente.
Semplicemente non c’era più. Non avere
paura della solitudine, cercala. Ogni tanto stacca. Stacca tutto, lascia il tuo
telefono, il tuo computer, prendi uno zaino e cammina. Solo con te stesso 24
ore. Tu e la mente. Io e la mente. Quando
tornerai sarai diverso. Il mondo sarà più soffice, benaccetto. Non sfuggire la
solitudine, cercala. Neve. Mi fermo. La corsa è finita. Il respiro
affannato i muscoli caldi il corpo pulsante. Ormai le ombre dominano la sera.
Alzo lo sguardo verso il cielo terso. E’ ancora azzurro. Corpo, mente uomo. Più
nulla tra me e la montagna. Riprendere possesso di me stesso. Grazie vecchio.