Quando lei suonava,
qualcosa cambiava nell'aria. Era lo sfasamento di un battito. Al primo premere
sui tasti. Al centro del petto, poco sotto la gola. Le dita piccole ma lunghe e
affusolate si posavano sul piano. Non ti saresti mai aspettato un suono così.
Le voci si zittivano. Il respiro si placava in silenzio. Dal ghiaccio dei suoi
occhi. Potenza che fluiva. Lungo le braccia, attraverso le mani. Onda contro
rocce affioranti. Il mare profondo. La pioggia. Il corpo sommerso, abbandonato,
amniotico all'acqua. Tempesta nel cervello, al primo premere. Alla base del
collo. Dita piccole lunghe affusolate. Dita sporche di terra, di legno, di
pietra. Dita da donna. Incrostate di farina e di erba. Dita forti, al primo premere sulla schiena di un uomo.
Scivolando sulla pelle, lasciando impronta di sé tra i muscoli tesi. Tra le
corde. Sulla spina dorsale. Dentro al legno del piano. Nella mente, al centro
del solco, ribollendo materia celebrale sconosciuta.
Quando suonava, qualcosa
cambiava nell'aria. L'azione restava sospesa. Il tempo rallentava. Tutto si
proiettava al di fuori dei muri di pietra. In una dimensione altra, oltre ai
monti. Dentro la quiete oscura del bosco. Buttato tra i fili d'erba mossi dal
vento. Quel suono si univa al fragore del torrente. tra la schiuma e i sassi
del fondo. Giù in fondo.
Quando lei suonava la trasparenza dei suoi occhi si
espandeva nella stanza. L'acqua di un ghiacciaio sfumata appena al centro di
giallo. Un colore indefinito di sole, di ghiaccio, di colza. Un fuoco
inspiegabile, caldo e luminoso. Avvolgente. Come i suoi occhi. Come la musica.
Giù per le braccia attraverso le mani.
Quando lei suonava.
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