05/09/18

Salta con me


 
A Davide non era mai piaciuta l'altezza. Il senso di vuoto lo prendeva dentro tra il petto e la gola anche solo quando buttava uno sguardo giù dalla tromba delle scale. In più l'istruttore di paracadutismo continuava a fissarlo in un modo che non gli piaceva. Però ormai era lì. Perché a fare lo sbruffone con le ragazze prima o poi la si deve scontare... Si voltò verso di lei. Tutto traballava. Lo guardava luminosa in viso e felice come non mai,  seduta sul seggiolino pronta a buttarsi nel vuoto assieme alla sua istruttrice. Gli sparò uno di quei sorrisi che tolgono il fiato e lui cercò di ricambiare, ma gli uscì solo una specie di smorfia. Era pallido, aveva la nausea e il rombo dell'aereo era assordante. Tornò a guardare di fronte a sé. L'istruttore era ancora lì, non aveva detto una sola parola da quando si erano incontrati, lo sguardo fisso contro di lui e la parvenza di un risolino inquietante ad increspargli le labbra. Proprio non gli piaceva. Eppure quello era l'uomo da cui nei prossimi minuti sarebbe dipesa la sua vita. Sarebbero stati stretti l'uno all'altro in una caduta folle dall'alto dei cieli e la sopravvivenza di entrambi sarebbe dipesa dalla volontà di quell'essere. Un brivido inspiegabile attraversò la schiena di Davide dalla cima del collo giù fino al fondo della colonna vertebrale. "Tra poco ci siamo." disse  l'istruttore facendo stridere la voce. Quella frase fu come un colpo di pistola nelle orecchie di Davide. rrrrrrrrrrrrrr Tra. Quel tono acuto, quella r raschiata e un po' masticata nella saliva sputacchiante... d'improvviso la sua mente fu proiettata in un altro tempo e in un altro luogo. Sedici anni, un cassonetto della spazzatura davanti alla scuola. Sull'aereo tutti si alzarono e gli istruttori iniziarono ad armeggiare con le cinghie. A Davide però ora tremavano  le gambe e non riusciva a smettere di guardare l'istruttore che inflessibile continuava a sostenere lo sguardo. Nel ronzio assordante  la ragazza gli gridava cose entusiaste all'orecchio ma lui non la sentiva neanche. Non esisteva più. C'erano solo lui, l'istruttore e, sotto, il vuoto. Un paio di piedi nudi spuntavano agitandosi dal cassonetto. Davide e i suoi amici sghignazzavano di gusto. Senza dire una parola il paracadutista lo tirò verso di sé e lo legò stretto con la cinghia.  Non poteva essere lui, così magro così muscoloso, come aveva fatto? L'odore di marcio saliva nauseante dalla spazzatura. rrrrrr  "Siete dei bastardi! Un giorno ve la farò pagare!" diceva piangendo una voce dal cassonetto. Il portellone dell'aereo venne aperto ed una folata di vento gelido li investì su tutto il corpo. Davide continuava a ridere "Certo Pallozza certo... siamo qui che aspettiamo... faccela pagare!". La ragazza e l'istruttrice si erano  buttate. Forse lei gli aveva mandato un bacio prima di saltare. Legato con la schiena contro il ventre dell'istruttore fu sospinto verso il bordo del portellone. Il vento gli sferzava la faccia. Guardò giù. Non avrebbe dovuto farlo. Le sue membra erano rigide come un pezzo di pietra. Faceva resistenza, mentre l'altro in silenzio lo spingeva in avanti. Sentiva il suo respiro caldo e appiccicoso contro l'orecchio. Lo avevano chiuso dentro e non era più riuscito ad uscire. Erano passate tre ore prima che qualcuno lo sentisse gridare e lo aiutasse a venire fuori. Girò la testa verso di lui più che poteva per quanto poteva. Il paracadutista si arrestò un istante. "P-Pallozza?" chiese Davide con voce tremante. "Non mi chiamo Pallozza." gridò una voce dal cassonetto. E i due si tuffarono nel vuoto.


Nessun commento:

Posta un commento

Se lasci un commento...firmati!